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Fine secolo e approcci al digitale
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Nel 1969 nascevano i presupposti per la fotografia digitali con la presentazione del CCD ideato alla divisione componenti semiconduttori di Bell Laboratories dai ricercatori Willard S. Boyle e George E. Smith, e già nel 1970 venne prodotto un primo prototipo funzionante (Boyle e Smith riceveranno il Premio Nobel per la fisica per il CCD nel 2009).

Le macchine fotografiche popolari diventavano sempre più maneggevoli e le aziende lavoravano molto sulla riduzione delle dimensioni, la Kodak nel 1972 propose il formato 13x17mm per le macchine che presero il nome di “tascabili”, cioè che si potevano portare con facilità in una tasca, e vennero commercializzate col nome di Poket Instamatic.

Polaroid, sempre rivolta alla semplificazione degli apparecchi rivolti alla massa, nel 1972 commercializzò la sua SX-70 (1972), una single lens reflex che ottenne un successo mondiale, era una fotocamera pieghevole, che utilizzava l’ormai celebre sistema a sviluppo istantaneo di Polaroid.

Nel 1972 viene rilasciata da Nikon la Nikkormat EL, la prima Nikkormat con controllo elettronico dell'esposizione a priorità diaframma e dell'otturatore, che montava un circuito integrato sviluppato da Nikon, che controllava l'esposizione, impostando il diaframma, il circuito impostava il tempo di scatto tramite le informazioni dell'esposimetro, ma controllava anche i tempi dell'otturatore elettromagnetico incrementandone molto la precisione rispetto ai modelli meccanici

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Nikkormat EL (1972) Polaroid SX-70 (1972)

Nel 1973 venne introdotto il processo di sviluppo C41, che è lo standard ancora attualmente. Questo processo addiritttura portò la possibilità dello sviluppo amatoriale casalingo agli appassionati fotografi (Tetenal Colortec C-41).

Sempre nel 1973 la Fairchild Semiconductor rilascia un CCD con 100 righe e 100 colonne, un passo avanti per potere ottenere immagini digitali, anche se ovviamente ancora del tutto sperimentale e totalmente inconfrontabili con i normali processi fotografici analogici del periodo.

Ma mentre molti sforzi erano rivolti sulle dimensioni, in quegli anni era alle porte un vero e proprio nuovo salto epocale per la tecnologia fotografica, infatti la Kodak nel 1975 presentò il suo primo prototipo di macchina fotografica digitale realizzata dal suo ricercatore Steve Sassons, che catturava le immagini tramite un CCD sperimentale e le registrava “su nastro”. Dopo lo scatto ci volevano circa 23 secondi per trasferire le informazioni dell’immagine su nastro (una normalissima cassetta musicale), ad una risoluzione di 100 linee. Le immagini potevano essere osservate tramite uno speciale lettore che riscalava le immagini su una TV in bianco e nero.

 

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Kodak

Primo prototipo macchina digitale - 1975  

La cosa da riportare è che invece di cavalcare la scoperta, Kodak volle preservare la propria leadership sul mondo delle pellicole, quindi non fece proseguire gli studi e le ricerche, perdendo una possibilità che come vedremo nel seguito, sarà la nuova frontiera della fotografia, sebbene alcune code delle scoperte fatte abbiano comunque ancora consentito a Kodak di partecipare assieme ad altri partner nella prima evoluzione della nuova categoria di fotocamere.

Il sentiero pionieristico del digitale era iniziato, ma sul fronte commerciale erano le reflex ad avere la maggiore attenzione della tecnologia di punta del mercato fotografico, infatti una delle prime commistioni dell’elettronica e la fotografia la portò la Canon, a presentare nel 1976 la sua AE-1, una reflex 35mm in cui tutti gli automatismi erano controllati da un processore elettronico prodotto da Texas Instruments, che oltre a permettere una esposizione automatica a priorità dei tempi aveva permesso a Canon di ridurre di molto i costi di produzione, sostituendo molte funzioni interne fino ad allora controllate meccanicamente.

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Canon AE-1 (1976)

Nel 1977 la Nikon propose una sua macchina a controllo elettronico a priorità di diaframmi, la FE, che
riproponeva gran parte della struttura della precedente Nikon EL2 (di stretta derivazione della Nikkormat EL) dando però la possibilità di aggiungere il motor-winder MD-11 ed MD-12 per il trascinamento automatico della pellicola, e di sostituire il dorso con un dorso datario, MF-12, disponibile come accessorio. Era anche possibile sostituire i vetri di messa a fuoco a seconda delle possibilità, da quello standard con altri due più specializzati.

Nikon-FE - 1977

Nikon-FE

1977 

Sempre una casa giapponese, la Konica, nel 1979 integra per prima nella sua FS-1, una fotocamera rivoluzionaria che integrava direttamente all’interno del corpo macchina la motorizzazione per il trasporto della pellicola, fatto oggigiorno comunissimo, allora decisamente sensazionale.
Con l'introduzione dell'elettronica nella fotocamera, Konica ha consentito per prima una continuità nella selezione dei tempi, che non essendo più controllati da ingranaggi meccanici, poteva avere una infinita possibilità di scelte da B a 1/1000 secondo. Anche scatto e autoscatto non sono meccanici ma i pulsanti elettronici. Ma anche il mirino era innovativo, molto più luminoso e chiaro dei concorrenti e lo schermo opaco era dotato di messa a fuoco a immagine spezzata e con collare a microprismi, l’indicazione dei valori dell'apertura misurati ma con LED anzi che con ago meccanico.

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Konica FS-1 (1979)

Nel 1981 il fondatore della Sony Akio Morita, per primo, propone una fotocamera digitale al mercato amatoriale, la Mavica (Magnetic Video Camera), che per prima memorizzava le foto su un floppy.
Mai prima d’allora era successa una cosa del genere, completamente tralasciando la pellicola, era di fatto iniziato il mercato della fotografia digitale.

 

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Mavica Digital (1981)

 

La portata del capitolo era talmente vasta che allora molti non se ne resero conto, mai più pellicole, mai più acidi, mai più luci rosse in camera oscura, mai più tempi di attesa prima di visualizzare il risultato.

Altro passo avanti nella meccanizzazione delle comuni operazioni fotografiche fu fatta da Pentax sempre nel 1981 con la ME-F, la prima SLR Reflex 35 mm a messa a fuoco automatica (AF), ottenuto con un sistema di rilevamento elettronico di contrasto TTL e capace di gestire automaticamente un obiettivo portandolo alla messa a fuoco calcolata. Anche se l’autofocus non funzionava al meglio commercialmente non fu un successo, la ME-F è una pietra miliare nella storia della tecnologia fotografica che ha indicato la strada a tutti i costruttori delle moderne reflex.
Si noti che la ME-F non è stata la prima fotocamera AF, o comunque la prima fotocamera reflex AF per il consumo. L’onore va alla Konica C35 AF 35 mm dotata di telemetro elettronico, del 1977 e alla Polaroid SX-70 Sonar a pellicola istantanea SLR, con un sistema di messa a fuoco sonar, del 1978.

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Pentax ME-F (1981) Konica C35 AF (1977)

Facciamo il punto della situazione tecnologica del mercato fotografico del momento:
- Un CCD poteva catturare le immagini al posto di impressionare pellicole fotosensibili
- La messa a fuoco poteva essere effettuata automaticamente tramite l’elettronica che muoveva dei motorini che controllavano gli obiettivi
- La misurazione della luce era effettuata in modo automatico tramite processori che gestivano TTL la tripletta tempi, diaframmi e sensibilità (ISO), sebbene ancora a compartimenti stagni (priorità dei tempi o priorità dei diaframmi)
- La pellicola poteva essere sostituita da supporti digitali, ma erano ancora primordiali
- La risoluzione delle macchine digitali sebbene di molto migliorata, produceva immagini ancora non paragonabili a quelle analogiche

Viene da se che il primo collo di bottiglia che poteva essere elemento di svolta successivo per pensare ad un passaggio da analogico a digitale era il supporto di memorizzazione, fu quindi uno dei temi principali della ricerca dell’epoca ed a trovare una soluzione fu la giapponese Toshiba, che nel 1984 inventò il supporto di memorizzazione digitale allo stato solido con le Flash Card Memory, derivato dalle EEPROM (electrically erasable programmable read-only memory).

Il secondo elemento di ricerca fu la risoluzione delle immagini digitali, nel 1986 la Kodak inventò il primo sensore da 1 megapixel (1 milione di pixel), che aumentava di parecchio la qualità delle immagini digitali.

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Kodak - Primo sensore digitale da 1MegaPixel (1986) Toshiba - Primo supporto Flash Card (1984)

Era il momento per proporre al mercato professionale uno strumento completamente digitale. Questo successe con la collaborazione fra Kodak e Nikon, che produssero la Professional Digital Camera System o DCS-100, che è stata la prima reflex digitale professionale commercializzata. Era costruita su un corpo Nikon F3 e su elettronica mista Kodak Nikon, e fu presentata da Kodak al Photokina del 1990 e commercializzata nella prima metà del 1991. L’idea di business era focalizzarsi sul problema del foto-reporting, che aveva da sempre problemi di tempistiche fra momento dell’avvenimento e trasmissione dell’immagine.

LA DCS 100 aveva una risoluzione di 1,3 megapixel ed era fornita con una unità di memorizzazione separata dal corpo macchina chiamata DSU (Digital Storage Unit), che conteneva un disco rigido Winchester da 200 Mb (poteva memorizzare fino a 156 foto senza compressione o fino a 600 foto utilizzando un sistema di compressione JPEG messo a disposizione come accessorio in seguito).
Aveva la possibilità di aggiungere didascalie e altre informazioni sulle immagini tramite una tastiera esterna.

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Kodak DCS 100 su Corpo Nikon F3 (1990) Kodak DCS 100 assieme alla base digitale (1990)